Come è noto, le politiche previdenziali in essere garantiscono grandi favori per le attuali pensioni di maggiore importo: il 4,0% di pensionati che beneficia di un assegno superiore a 3.000 euro al mese - stabilmente superiore al livello equo in base ai contributi versati - determina oltre la metà (il 52,3%) dell'incremento annuo della spesa per pensioni, con un incremento dell'11,6%.
Il bilancio pubblico è incapace di reperire risorse per ridurre la pressione fiscale su imprese ingessato dalla crescita della spesa per pensioni che nel periodo 2012-2017 salirà di 35,2 miliardi, assorbendo i due terzi (68,1%) della spesa primaria corrente.
Un sistema pensionistico così generoso appare un lusso che non ci possiamo più permettere mentre sul 'campo de battaglia' del mercato del lavoro i giovani vengono decimati, nel senso letterale del termine: in dodici mesi i giovani occupati under 35 calano di 529.800 unità, equivalente ad un calo del 9,1% (quasi uno su dieci, appunto).
Per dare un paramentro di riferimento: il piano del Governo varato ieri
per il sostegno immediato alle attività innovative e di ricerca delle
imprese, tra cui l'assunzone di giovani laureati, vale complessivamente 250
milioni per il 2014 e rappresenta solo il 3,3% dei 7.471 milioni di
aumento della spesa pensionistica nello stesso anno.
Questo 'lusso', oltre alla vistosa iniquità, distoglie una quantità enorme di domanda aggregata: un adulto spende il 28,9% in più di un anziano di 65 anni ed oltre.
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