martedì 18 febbraio 2014

'Riprendiamoci il futuro': alcuni dei numeri dietro alle ragioni degli artigiani e dei piccoli imprenditori italiani

Stamane migliaia di imprenditori provenienti da tutta Italia affollanno Piazza del Popolo a Roma per partecipare alla manifestazione “Senza Impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro”, organizzata da Confartigianato unitamente con R.ETE. Imprese Italia, che riunisce le Organizzazioni dell’artigianato, del terziario di mercato e delle piccole imprese italiane.

Alcuni numeri che stanno dietro alle ragioni delle migliaia di imprenditori artigiani italiani scesi in piazza

 Nel 2013 hanno chiuso 120.746 imprese artigiane e hanno aperto 92.853, con un saldo negativo di 27.893 imprese, pari ad un tasso di crescita del -1,94%.  Rispetto al 2009 hanno chiuso 591.411 imprese artigiane, hanno aperto 515.903 imprese, con un saldo negativo di 75.508 unità, pari ad un tasso di crescita del -5,05%.
Da inizio crisi gli occupati sono scesi di 1.246.900 unità (-5,3%), la disoccupazione arriva al 12,7%, con una crescita di 1,2 punti in dodici mesi. 
Nell'ultimo anno l'occupazione dei giovani fino a 35 anni è caduta di 530 mila unità, con una diminuzione del 9,1%;  all'opposto gli occupati senior, con 35 anni ed oltre, sono stabili.

Nel quindicennio tra il 1997 e il 2012 le imprese dell'economia reale - manifatturiero, costruzioni e servizi non finanziari al netto dell’agricoltura - hanno creato 1.614.300 nuovi occupati, mentre l'Agricoltura ha registrato una riduzione di 431.200 occupati, la Pubblica Amministrazione di 147.500 unità e la Finanza e Assicurazioni ha incrementato gli addetti di sole 49.300 unità. La crescita dell'occupazione nell'economia reale è 33 volte quella dell'economia finanziaria.

Le vendite sul mercato interno valgono l’87,5% del fatturato delle imprese italiane non finanziarie, per complessivi 2.628 miliardi di euro


Perdura un effetto di 'spiazzamento' del credito al settore privato: a novembre 2013 i titoli di stato nel portafoglio delle banche crescono di 59 miliardi di euro in un anno, pari al 17,0% in più, mentre i prestiti alle imprese scendono di 60 miliardi, pari al 6,2% in meno

Il divario con l’Europa della pressione fiscale arriva nel 2013 a 2,4 punti di PIL. Il gap fiscale, una sorta di ‘tassa di mancata Europa’, vale 36,1 miliardi di euro, pari a 604 euro per abitante.

Più di una impresa italiana su dieci è esposta alla concorrenza fiscale di confine: l’indice sintetico di tassazione e burocrazia nei 4 paesi confinanti con l’Italia è del 31,2% inferiore a quello del nostro Paese.

Tra le 34 economie avanzate l'Italia è al 7° posto per spesa pubblica sul Pil, all'8° posto per entrate fiscali sul Pil e addirittura al 3° posto per crescita delle entrate fiscali tra il 2005 e il 2013; ma il nostro Paese precipita al 31° posto per contesto favorevole a fare impresa; tra tutti i 189 Paesi nel mondo l’Italia si posiziona al 65°posto.

In cinque anni approvate 491 norme fiscali, di cui 288 con impatto burocratico sulle imprese

#artigianipercrescere  - alcuni cluster per tornare a crescere

102.147 le imprese interessate nella filiera delle fonti di energia rinnovabili
357.780 imprese che investono in tecnologie green
214.441 imprese artigiane operanti in attività a vocazione turistica
150.933 imprese artigiane in settori ad elevato utilizzo di Information&Communication Technology e che danno lavoro a 499.484 addetti
19.063 imprese artigiane nell’offerta di servizi ICT
335.390 imprese artigiane in grado di offrire beni e servizi in 124 potenziali smart city
2,0% la crescita delle imprese artigiane nei settori driver nell'ultimo anno

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